Filler di acido ialuronico: a cosa si può abbinare?

Filler di acido ialuronico: a cosa si può abbinare?

Filler di acido ialuronico

Grazie alla sua versatilità il filler di acido ialuronico può essere associato ad altri trattamenti di medicina estetica. L’obiettivo è ottenere risultati più soddisfacenti contro l’invecchiamento del volto, soprattutto in presenza di cute avvizzita, lassità e discromie o grana irregolare. In abbinamento ad altre sostanze iniettabili sottocute, l’acido ialuronico contrasta infatti cedimenti e riempie le rughe con effetti naturali nella loro efficienza. Ma c’è molto di più. Passiamo in rassegna i trattamenti più nuovi in ambito estetico.

Biorivitalizzazione con acido ialuronico

Per restituire idratazione e freschezza al viso, la biorivitalizzazione con acido ialuronico si rivela un trattamento molto efficace, a cui si può ricorrere dai 25 anni in poi. Oltre al prezioso ingrediente idratante, nella cute si inietta un pool di sostanze rivitalizzanti come aminoacidi, peptidi, acidi nucleici e vitamine. Tutti ingredienti utili per nutrire le cellule cutanee. Inoltre, i componenti proteici (aminoacidi e peptidi) hanno la funzione di stimolare il collagene e l’elastina con l’effetto di aumentare la tonicità della pelle. La biorivitalizzazione si effettua con iniezioni intradermiche per mezzo di aghi sottilissimi (30-35 GG) su tutto il viso e décolleté.

Filler di acido ialuronico dopo il trattamento con botox

In caso di rughe marcate, l’acido ialuronico può essere associato alla tossina botulinica. «Più che di associazione, è corretto parlare di trattamenti da effettuare in sequenza: per correggere meglio la ruga profonda, il filler di acido ialuronico viene iniettato a distanza di qualche giorno dal botulino» – spiega il dottor Giovanni Brunelli, chirurgo plastico e medico estetico

Quale è la differenza tra i due trattamenti?

«La tossina botulinica è un farmaco che serve a ridurre la forza contrattile del muscolo facciale che, muovendosi continuamente, determina le rughe (le cosiddette rughe di espressione). Si inietta a livello intramuscolare.

L’acido ialuronico, invece, è un dispositivo medicale che ha la funzione di riempire la ruga, e si inietta in modo più superficiale, cioè nel derma. Entrambe le sostanze hanno durata limitata e sono sicure».

Come si usa l’acido ialuronico dopo il botox?

«I trattamenti combinati prevedono una prima iniezione di tossina botulinica, dopo una settimana o dieci giorni si può procedere al filler con acido ialuronico sullo stesso punto. Occorre, infatti, un tempo necessario perché la tossina botulinica agisca, e poter così individuare bene i punti in cui iniettare il successivo filler con acido ialuronico».

Per quali zone?

«Sulle rughe evidenti del terzo superiore del viso, cioè la zona che va dall’attaccatura dei capelli all’inizio degli zigomi».

Filler di acido ialuronico e idrossiapatite di calcio

Due trattamenti che ottengono risultati “ringiovanenti” diversi. L’acido ialuronico riempie le linee di espressione e l’idrossiapatite di calcio contrasta i cedimenti moderati del volto, soprattutto nella linea mandibolare (jawline). Possono essere effettuati contestualmente nella stessa seduta a distanza di qualche minuto dall’altro. 

Che cos’è l’idrossiapatite di calcio?

«È una sostanza a base di calcio presente nell’organismo. Se iniettata nel derma, ha la funzione di stimolare la produzione di nuovo collagene, aiutando a sollevare i tessuti tendenti alla lassità cutanea. Abbinata al filler di acido ialuronico, l’idrossiapatite di calcio permette di ottenere risultati più completi, cioè di ridefinizione dei contorni del viso e ripristino dei volumi “svuotati” a causa dell’età» – spiega il dottor Pier Paolo Rovatti, chirurgo plastico e medico estetico.

In quali zone?

«Il trattamento è indicato principalmente per gli zigomi, guance, mento, mandibola e sottomento. È completamente riassorbibile, quindi ha una durata limitata nel tempo, ma nel frattempo avrà assolto la sua funzione di stimolare il collagene, a tutto vantaggio di un viso più tonico e giovane» – conclude il medico.