Servono non solo a riempire ma anche a rimodellare e definire. I filler rappresentano una delle soluzioni più apprezzate, e sicure, per correzioni soft del volto. La possibilità di ottenere risultati sempre più performanti dipende innanzitutto dall’evoluzione a livello formulativo che consente al professionista di avere a disposizione un ventaglio completo di materiali tra cui scegliere in base alla zona d’impiego e al tipo di correzione. «Ma anche la tecnica di infiltrazione gioca un ruolo chiave nel successo finale, in particolare nell’ottenere i risultati voluti in termini di volume, distensione e rimodellamento in quell’ottica di naturalezza sempre più ricercata e apprezzata» commenta il dottor Vincenzo Crobeddu, dermatologo Isplad.
Scegliere tra tecniche diverse
Padroneggiare con sicurezza le tecniche iniettive è uno dei pilastri su cui si costruisce la professionalità di un dermatologo e di un medico estetico. «Ma ancor prima della manualità vera e propria, l’abilità del professionista sta nel saper scegliere quale tecnica è più indicata per intervenire su un determinato paziente per ottenere un determinato risultato» commenta Crobeddu.
«Le variabili che entrano in gioco sono parecchie, ognuna con un suo peso. Conta innanzitutto che si abbia davanti una donna piuttosto che un uomo, un soggetto giovane oppure più in là con gli anni. Va valutata poi con attenzione la qualità della pelle e il suo spessore. A questi elementi preliminari si aggiungono, come differenziali in fase di valutazione e di scelta, la zona dove si deve intervenire con il filler, il tipo di correzione desiderata, la tipologia di materiale che si utilizza per l’infiltrazione». Senza dimenticare le preferenze personali che, spesso a seguito di esperienze dirette, suggeriscono a un professionista di preferire una tecnica a un’altra.
Le tecniche lineari e a reticolo
L’argomento merita di certo trattazioni di ben più ampio respiro. «Per semplificazione si possono citare le tre tecniche maggiormente usate che sono la lineare retrograda, la tecnica a ventaglio e quella in bolo» precisa Crobeddu. La prima, in genere la più utilizzata, consente infiltrazioni in tutti i piani di profondità, che vengono eseguite in serie lungo una linea da definire in base alla correzione da effettuare.
L’ago entra nel punto stabilito, superficialmente o più a fondo (sempre in base alla zona di intervento e al tipo di prodotto usato), si ritira in senso retrogrado rilasciando l’acido ialuronico nel momento in cui lo si estrae. All’effetto di riempimento la tecnica lineare affianca una buona azione ristrutturante sul tessuto che contribuisce a migliorare in toto l’aspetto del volto. Iniezioni lineari retrograde eseguite in più punti a formare una griglia danno vita invece alla tecnica cosiddetta a reticolo.
Le tecniche a ventaglio e in bolo
La tecnica in bolo consente di massimizzare l’effetto volume grazie alla particolarità di depositare un “bolo” di prodotto, di quantità variabile, con un singolo ingresso. «La si può opzionare ad esempio quando si voglia aumentare la proiezione del mento con una correzione che, in affiancamento ad altre, ad esempio a livello della tempia, consenta di avere un viso più slanciato» commenta Crobeddu. La tecnica a ventaglio prevede un’unica iniezione con un direzionamento dell’ago a raggiera, formando angoli più o meno acuti. Consente di distribuire piccole quantità di prodotto con un andamento appunto “a ventaglio” in aree ampie di intervento come ad esempio le guance.
Le tecniche valgono per ago e cannula
Tutte le tecniche citate possono essere impiegate sia che il prodotto si infiltri con l’ago oppure con la cannula. Anche in questo caso non si tratta di metodiche in contrapposizione tra di loro bensì di due alternative che il medico può opzionare per arrivare ad ottenere da un filler il massimo delle performance.
«L’infiltrazione con l’ago ha il vantaggio di essere superficiale e molto precisa e questo rappresenta sicuramente un plus quando si deve intervenire per ridefinire le labbra e per effettuare le correzioni del rinofiller» commenta Crobeddu. «La cannula può essere la scelta d’elezione quando si vogliono correggere aree più estese come le guance, il mento, la fronte e le tempie che necessitano di un impianto più profondo. Permette infatti di rilasciare il prodotto nel sottocute, distribuendolo in maniera uniforme senza che si formino accumuli così da assicurare massima naturalezza nel risultato».